ho fatto dei sacrifici per riuscire a finire tutto in questa settimana…
ho già in mente un nuovo albo di storia.
…ma vediamo se ne avrò il tempo 😦
il pippone prefumetto di questa settimana e che continuerà nelle prossime nei prossimi post di “riassunto” (in cui raccoglierò le tavole in modo più fruibili), è su: la limitatezza del mezzo.
la logica senza intuizione è vuota, e l’intuizione senza logica è cieca. (i. kant)
per cui non parlerò della matematica, per il mio problema di cecità matematica, ma consiglio a chi ne è più avvezzo, e che da il soggetto a questo preambolo… conoscete kurt gödel? e in particolare i suoi teoremi di incompletezza? neanch’io li conoscevo, e purtroppo non li ho capiti in modo pieno, ma ho intuito che c’era una idea forte dietro.
perchè come i fisici e la fissione dell’atomo… studiare la struttura dell’atomo fisico ha portato la scoperta di una nuova fisica. a scoprire gli atomi matematici ha portato ad una nuova matematica.
questa ricerca che diventa qualcos’altro la svilupperò su altri versanti, forse più alla mia portata…
credo che sia doveroso cominciare dall’arte e in particolare sul senso delle tavole monocrome.
comincio da yves klein e dal suo blue klein, e la sua rinuncia di figura/sfondo, forme, dimensione, ma anche la sua volontà di usare un blu che rimanesse il blu che aveva scelto, senza che perdesse di luminosità una volta pittato (una specie di paradosso, il colore con cui si dipinge non è il colore che si dipingerà -per quanto sia un problema comunissimo nella pittura delle ceramiche-).
“La preferenza per le tonalità del blu-azzurro, che nella psicologia del colore rappresenta il colore spirituale per eccellenza, denuncia una tensione verso l’illimitato, l’immateriale, in natura rappresentati dal cielo e dal mare, entrambi blu, che sono per lui “il supporto di intuizioni non racchiudibili in formule“, come riferisce Pierre Restany.” (artemoderna yves klein “monocrome ikb 79”)
“La pittura diventa quindi non-pittura e la pura superficie del supporto, liberata dai dettagli contingenti della raffigurazione e dell’iconografia, diventa essa stessa compiuta pittura, di semplicità assoluta, essenziale nella sua condizione di elemento primordiale e indispensabile ad ogni discorso artistico: la superficie diventa il prototipo di una nuova categoria, la non-pittura, acquisendo una sua integrità e specificità proprio dall’antinomia con la pittura, l’assenza della pittura indica la presenza della non-pittura.”
(tratto da artemodertna il monocromo)
le storie che non finiscono mai, quelle che dalle quali una storia ne fa nascere altre mille, e che ognuna porta ad altri pensieri per altre mille storie, pensieri che colmano i silenzi e che portano altre storie…
la pittura che diventa non pittura,
il fumetto che diventa non fumetto…
eccovi, quindi, le quattro tavole (quattro!!!!) conclusive di questo appuntamento settimanale.
(per chi volesse leggere le puntate precedenti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 8 bis, 9, 10a, 10b, 10c)




al posto del solito numero romano, sull’ultima tavola, ho scritto i primi ideogrammi che ho guardato attentamente, significa… “continua”, come alla fine di tanti cartoni giapponesi.
ovviamente non ci sarà una continuazione (credo), appunto per sottolineare la limitatezza del mezzo 🙂
fine.
se non si muore prima (perchè non si muore solo di/con/per/tra/fra/… corona virus), ci si rivede la settimana prossima.
perchè, condividere, è un cosa che rimane importante…

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