da dove vengono gli stimoli?

questa settimana non sono riuscito a tenere fede alle tre tavole settimanali… è finita l'”emergenza corona virus” e siamo ora nella “quotidianità corona virus”.

vi racconto come è cominciato questo fumetto…

siamo abituati a pensare che i greci erano una cultura, gli egizi un’altra, i persiani un’altra, l’ebraismo un’altra ancora e via dicendo. ma in realtà le culture sane comunicano tra loro, e ci danno una cultura unitaria, con dei frutti che ancora oggi apprezziamo forse senza sapere da che albero arrivano.

l’uomo, da sempre, ha sviluppato la parola e l’ascolto. perchè la cultura è comunicazione e cioè fatta da qualcuno che emette e da qualcuno che riceve, altrimenti nessuna delle due parti avrebbe senso da sola. si racconta agli altri per ascoltare gli altri, per assimilarli, in modo critico per apprenderne i pericoli o per imitarla.

già abbiamo citato di come l’ebraismo abbia preso i dieci comandamenti dal libro dei morti che usavano gli egizi per valutare il peso che ci rimane nel cuore nel trapasso all’aldilà…

nel mito greco, zeus, mandò in un mondo fatto di soli uomini immortali, la prima bellissima donna che si chiamava pandora. pandora per curiosità aprì la cesta in cui il marito epimeteo aveva racchiuso tutti i mali, liberandoli così nel mondo; gli uomini che prima erano come degli dei in una specie di paradiso terrestre cominciarono a vivere in un mondo mortale più cupo e pieno di sofferenza (sembra la stessa storia misogina di eva che va a turbare la pace di adamo)…
seguì poi un’età del bronzo (prima ci fu l’età dell’oro e quella dell’argento). questa età del bronzo era fatta di persone sempre inclini ad usare le loro armi in bronzo, uomini che invece di elevarsi, andavano sempre più a scavare nelle profondità della terra in cerca di ricchezze scoprendone i mali (che mi ricorda i tolkieniani nani di moria che scavarono troppo in profondità le loro gallerie fino a risvegliare dei mostri -anche loro nella terza era-). a zeus, gli uomini di bronzo, non stavano per nulla simpatici e volle distruggere questa umanità corrotta. in quest’era però c’era anche una coppia di persone giuste: pirra e deucalione, che vengono avvisati del progetto di zeus di mandare il diluvio universale per cui costruiscono un’arca con la quale si salvano e approdando al monte parnaso, anziani (ma che non volevano rimanere soli), fecero nascere una nuova età del ferro, lanciando dei sassi alle proprie spalle che si tramutavano in donne e uomini (questa storia come quella del paradiso terrestre deriva dai miti mesopotamici e diffuse in tutte le culture con le varie modifiche, ma a noi ci ricorda principalmente la storia di noè con la sua arca)…

tante altre storie si incatenano tra loro come quella di orfeo che suona così bene che riesce a farsi seguire dagli uomini, dagli animali, e anche dalle pietre (più bravo del pifferaio di hamelin)… o come l’esilio di bellorofonte che portava i suoi messaggi di morte scritti da preto a iobate (che mi hanno ricordato come nell’amleto il messaggio di claudio da portare in gran bretagna)… o perseo che uccide il mostro per salvare andromeda figlia del re cefeo e sposarla (come san giorgio uccide il drago per salvare la figlia del re di silena)… e tante altre storie ancora.

dai pensieri nascono le idee, che portano parole, che si scambiano in chiacchiere e che stimolano nuovi pensieri, i quali ci fanno sognare altre idee e ci fanno nascere nuove parole da scambiare ancora in altre chiacchiere…

la mia storia parte da una chiacchierata con mio padre che mi fece notare che l’anno non era solo di 365 giorni, ma c’erano 6 ore che rimanevano “fuori”, per cui nasceva il calendario di giulio cesare (giuliano), si cominciò a tener conto di quelle sei ore inserendo un giorno bisestile in un anno ogni tre… si scoprì poi che il conto era comunque impreciso e da questa imprecisione nasce la differenza con il calendario gregoriano…. 11 minuti e 14 secondi… cioè un giorno ogni 128 anni e mi ha aperto un mondo di curiosità… curiosità che erano rimaste nel cassetto…

uniamoci a questo aneddoto un baretto che mi sempre piaciuto, il “canceeto“. il canceeto mi piace perchè c’è un melting pot transgenerazionale capace di comunicare e creare una cultura condivisa. c’è chi lo definisce “un bar da marinai“, ma star li seduti al tavolo ad ascoltare gli avventori, sembra quasi di essere al teatro. un teatro goldoniano in cui i personaggi, le loro storie, non sempre semplici, ma fatte di persone che interagiscono tra loro e con un deus ex machina (fabio, il gestore), creano continui camei irripetibili.
nell’ultimo giorno che lo frequentai, prima del lock down, chiesi carta e penna e trascrissi qualche appunto delle battute dello spettacolo che mi si presentava davanti a me. forse per caso, forse perchè c’era nell’aria un presagio di fine. fabio mi disse:”ma a cosa ti serve carta e penna? vuoi scrivere le memorie del canceeto?”… in effetti, le chiacchiere, le “ciacole”, di quel giorno, in qualche modo mi sono restate e mi hanno tenuto compagnia nei giorni più solitari.

non avendo fatto a tempo di completare le tre tavole, condivido gli appunti disordinati e da correggere di quel 6 marzo 2020 al “canceeto”.

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